I registi riescono ad influenzare le nostre emozioni più di quanto ci sia possibile immaginare. Vi basti sapere che la composizione di ogni singolo fotogramma è studiata minuziosamente per colpire il subconscio su più livelli e generare nello spettatore paura, gioia, tranquillità, ansia e persino noia, senza mostrare, di fatto, nulla di particolare. Manipolare le sensazioni è un’operazione complessa, che può servirsi delle più svariate componenti di una pellicola. Usare suoni forti e improvvisi, ad esempio, può generare panico. La stessa cosa vale per un montaggio veloce e frenetico o una fotografia scura, dai toni cupi e stranianti. Al contrario, immagini luminose e patinate possono creare un’atmosfera sognante, meglio se accompagnate da melodie lievi e rilassate.
I colori giocano un ruolo essenziale se si vuole stimolare una certa emozione al posto di un’altra; si può quasi affermare che su un piano visivo siano importanti quanto le espressioni o la gestualità degli attori, è proprio per questo che prima dell'avvento del colore si puntava soprattutto su un trucco che evidenziasse i lineamenti o la mimica facciale. Nell'accezione comune il rosso non evoca le stesse sensazioni del giallo, così come il nero crea un’atmosfera differente dal rosa.
Ad ogni colore corrispondono uno o più significati e modi di fare cinema, spetta solo al regista decidere quali usare.
Inoltre Kubrick ha utilizzato il rosso in altre memorabili scene dei suoi film più famosi come si può vedere in questo bellissimo video realizzato da Rishi Kaneria
Non solo il sangue, ma anche luci, vestiti, dettagli dell’arredo ne fanno uno dei colori più usati da Kubrick. Il montaggio comprende scene di Spartacus, 2001: Odissea nello spazio, Arancia meccanica, Barry Lyndon, Shining, Full Metal Jacket e Eyes Wide Shut. La colonna sonora? La nona sinfonia di Beethoven, ovviamente.
Bergman nel suo dramma Sussurri e Grida sceglie il rosso come colore predominante degli ambienti, usato per rendere costantemente palpabile l’alone di morte e dolore che accompagna tutta la pellicola.
Ovviamente, se inserito in un contesto romantico, il rosso può trasformarsi nel simbolo della passione di due amanti, assumendo un connotato erotico e differente da quello sopra citato. Ne è un esempio l’uso che ne ha fatto Spike Jonze nel suo Her, completamente costruito sulle tonalità calde volte a comunicare lo stato emozionale di un personaggio innamorato.
Gene Wilder nel suo capolavoro La Signora in Rosso è regista e attore della commedia, interpreta un affermato pubblicitario che un giorno s’imbatte in Charlotte, un’affascinante modella che gli fa perdere la testa. Rimane scolpita nell’immaginario cinematografico la sequenza in cui la donna vestita di rosso, imitando la mitica Marilyn Monroe, danza sulla grata del ricircolo d’aria, osservata da un estasiato Gene Wilder.
Krzysztof Kieslowski con la trilogia Tre Colori in particolare nel terzo capitolo con Film Rosso che il regista polacco ha dedicato ai colori della bandiera francese e al motto della rivoluzione francese, "Liberté, Égalité, Fraternité". In particolare, questo film sviluppa il tema della fraternità, a partire dal senso del dovere della protagonista femminile di occuparsi, maternamente, degli altri.
Ron Howard con Rush, il racconto di una delle più celebri rivalità sportive della storia, quella tra i piloti di Formula 1 James Hunt e Niki Lauda. Nato da un ambiente privilegiato, carismatico e affascinante, Hunt non poteva essere più diverso dal metodico e riservato Lauda: la loro rivalità nacque fin dai tempi della Formula 3 e continuò per anni, anche dopo il terribile incidente di cui fu vittima Lauda nel 1976 al Nürburgring.
Per concludere una delle scene più suggestive del panorama cinematografico:
La bambina con il cappottino rosso nel film Schindler's List di Steven Spielberg.
A un certo punto, Schindler intravede, in una strada affollata in cui si sta consumando l’eccidio, una bambina sola, vestita con un cappottino rosso, che si aggira senza alcuna meta. Evidentemente ha perduto la madre, non ha più una famiglia, è rimasta da sola in mezzo a quel mondo brutale. Schindler la segue con gli occhi: i primi piani si alternano al campo lungo. I rumori intorno a lei diminuiscono, fino quasi a scomparire del tutto; si sente invece un canto struggente, una ninnananna dolcissima che fa da contraltare alle violenze che si perpetuano intorno. Sembra quasi di vedere l’Innocenza stessa attraversare quei vicoli stretti, quelle strade intrise di sangue: nessuno la vede, nessuno si accorge di lei. Alla fine, trovato un portone socchiuso, entra in una casa; in una stanza abbandonata trova un letto, vi si nasconde sotto, coprendosi le orecchie con le piccole mani. Poi la cinepresa la perde, troppo occupata a raccontare quanto avviene lì fuori. La ritroveremo in seguito, un corpicino rosso tra altri corpi in bianco e nero, in un carrettino destinato alle fiamme. Ecco. Possiamo dimenticare tutto, la trama, gli attori, le musiche; tutto. Ma quell'immagine non la dimenticheremo mai.
( http://www.treccani.it/enciclopedia/colore_(Enciclopedia-del-Cinema)/ )
(http://www.funweek.it/milano/eventi/i-colori-del-rosso-film-mic-milano.php)
(https://farefilm.it/tecniche-e-tecnologie/colori-nel-cinema-come-sono-usati-dai-registi-e-quali-significati-hanno-6473)
Nessun commento:
Posta un commento