«Malpelo si chiamava così perché aveva i capelli rossi; ed aveva i capelli rossi perché era un ragazzo malizioso e cattivo, che prometteva di riuscire un fior di birbone. Sicché tutti alla cava della rena rossa lo chiamavano Malpelo; e persino sua madre col sentirgli dir sempre a quel modo aveva quasi dimenticato il suo nome di battesimo»
I "perché" inseriti dal narratore non si spiegano con un vero e proprio nesso di causa ed effetto. E' solo la mentalità popolare che ,in modo superstizioso , associa alla capigliatura rossa alcune caratteristiche negative del carattere. Verga annota puntualmente questa espressione , che riflette il punto di vista popolare. E' la tecnica del discorso indiretto libero, che caratterizzerà "Vita dei campi" ed "I Malavoglia".In base ad essa l'autore italianizza frasi del gergo popolare, proverbi, modi di dire che riproducono fedelmente la mentalità del gruppo di parlanti in cui è ambientata la novella.
Il racconto si sviluppa in terza persona ( quindi non è discorso diretto ), ma sfrutta liberamente una parlata anonima , che si può facilmente rintracciare nei discorsi della gente del luogo.
La superstizione che rovina la vita a Malpelo, costringendolo ad essere più cattivo di quanto la sua indole non preveda, fa parte di questo inquadramento. Il ragazzo, infatti, è cresciuto a calci e umiliazioni sia per via del ceto a cui appartiene che a causa dei suoi capelli rossi, che tutti sono convinti essere un segnale della sua malvagità, ma è riuscito a mantenere una scintilla di umanità in sé, come dimostra il rapporto con Ranocchio.
La Napoli superstiziosa:
Napoli è nota al mondo come città del sole, del mare, del Vesuvio e della superstizione. Parole come malocchio e jettatura sono caratterizzanti di certe credenze ben radicate nella mentalità partenopea.
Secondo la tradizione popolare, la jettatura è un’ideologia fortificatasi a Napoli verso la fine del ‘700, presso la corte di re Ferdinando IV, quando arrivò l’archeologo Andrea De Jorio a far visita al sovrano. De Iorio godeva di un’ottima fama per la professione che esercitava, ma suo malgrado era conosciuto anche come uno dei più temibili jettatori. Queste voci preoccuparono molto il re, il quale il giorno dopo, sicuramente per cause naturali legate alla vecchiaia, morì. E’ da quel giorno che tra il popolo napoletano la credenza nella jella aumentò sproporzionatamente!
O’ curniciello napoletano: origini dei suoi effetti benefici
Il popolo partenopeo crede fortemente nel malocchio e nella jettatura e, per tutelarsi al meglio, si munisce di ogni genere di amuleto e talismano. Quello più gettonato è sicuramente il corno, in napoletano “o’ curniciello”.
Renato Fucini, in Napoli a occhio nudo del 1877, descrive l’intera città di Napoli come tappezzata di corni: corni nelle botteghe e nelle case, corni usati come ciondoli di collane e di bracciali. A distanza di circa 140 anni, l’immagine di Napoli è ancora la stessa: vicoli e stradine antiche pullulano di curnicielli.
Le origini di questo oggetto affondano le loro radici nell’età neolitica, nel 3.500 a.C.
Infatti, gli abitanti delle capanne erano soliti appendere un corno sull’uscio della porta, perché considerato simbolo di potenza e fertilità. Successivamente, in età romana, il corno veniva offerto alla dea Iside, affinché assistesse gli animali nella procreazione.
Secondo il mito di tradizione greco-romana, Giove avrebbe donato alla sua nutrice un corno prodigioso, per ringraziarla delle cure ricevute negli anni. Anche il mito, pertanto, tramanda gli straordinari effetti benefici del manufatto.
Come deve essere o’ curniciello per scongiurare la malasorte?
Il curniciello per essere “magico” deve essere realizzato secondo il rispetto di poche, ma necessarie, regole. Innanzitutto, il corno deve essere rosso: colore che, secondo la tradizione popolare, è simbolo della fortuna. Deve essere di corallo: materiale prezioso e per molti dotato del potere di scacciare il male. Ancora, deve essere “tuosto, vacante, stuorto e cu’ ‘a ponta”. Il corno non si compra, ma si regala e si attiva. In che modo può attivarsi? Chiedendo alla persona che lo riceve in dono di aprire la mano sinistra e pungendo il suo palmo con la punta del corno. A quel punto l’oggetto è attivato e pronto a portar fortuna!
Proverbi, modi di dire con la parola rosso:
- Fiorentini innanzi al fatto; veneziani sul fatto; senesi dopo il fatto; tedeschi alla stalla; francesi alla cucina; spagnoli alla camera; italiani ad ogni cosa; pisantin pesa l'uovo; milanese spanchiarol; veronese cavoso; fiorentin cieco; bolognese matto; mantuan bulhar; ferrarese gambamarze; romagnuolo d'ogni pelo; spagnolo bianco; lombardo rosso; tedesco negro; schiavone piccolo; genovese guercio; veneziano gobbo.
- Guardati da Toscan rosso, da Lombardo nero, da Romagnuol d'ogni pelo.
- Il bianco e il rosso va e vien, ma il giallo si mantien;anzi il giallo è un color forte che dura anche dopo morte.
- Il ciel ne guardi dalla tosse e da quei che ha il pelo rosso e dal verme di finocchio e da quei ch'hanno un solo occhio.
- Rosso di sera, buon tempo si spera; rosso di mattina, la pioggia si avvicina.
- Rosso, mal pelo.
- Se il grande fosse valente e il piccolo paziente e il rosso leale,ognun sarebbe eguale.
- Tutto il rosso non son ciliege.
- Tutto il rosso non è buono, e tutto il giallo non è cattivo.
- Uomo rosso e cane lanuto, più tosto morto che conosciuto.
Da Lucana non posso non inserire un paio di proverbi nel mio dialetto:
- Tiempe russ re matine, porte l'acqua a la lavine.
(Cielo rosso di mattina, porta la pioggia lontano).
- Russe: o viende o mbusse
(Cielo rosso: o vento o pioggia)
( http://www.universonline.it/_tempo_libero/proverbi/detti-lettera-r/rosso.php )
( http://www.lacooltura.com/2015/03/malocchio-e-jettatura-la-napoli-superstiziosa/ )
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